Ciubekka in Croce - Dalla Terra Sarda alla Terra Santa

La Meta è partire


La mia vita è cambiata con la pandemia. Ho passato i primi 25 anni della mia vita lavorativa girando il mondo a gestire grandi progetti di trasformazione informatica, poi è arrivato quel terribile virus e ha stravolto le mie priorità e il mio modo di guardare alla cose.

Lavorare in smart-working è sempre stata una parte integrante del mio lavoro ma la pandemia lo ha trasformato nella sua totalità.

Però perché lavorare in smart-working in un angusto condominio Milanese quando si ha una casa vacanza in Sardegna con grandi spazi aperti, vitali durante la pandemia?

I lockdown e le loro rigide regole c’erano però anche in Sardegna ed era permesso spostarsi da casa con poche eccezioni dettate da esigenze lavorative, motivi di necessità o salute.

Lavorando da casa in smart-working non avevo motivi eccezionali per uscire di casa a meno che non avessi un cane da portare fuori oppure non facessi sport.

Un cane non ce l’avevo e i miei due amati sport, la Pallamano o il Calcio, non si potevano praticare e quindi mi sono comprato una bicicletta.

Dopo la pandemia anche la bicicletta mi ha cambiato la vita.

La vicinanza al mare con la mitica spiaggia del Poetto ha facilitato il nascere di una passione per le due ruote che sono diventate non solo un modo di evadere dai lockdown ma anche una passione col suo modo gentile, sostenibile e divertente di guardare al mondo.

La passione per la bicicletta mi ha spinto a voler andare sempre più in là, era nata una simbiosi con un mezzo che non era più solo pezzo d’acciaio ma era diventata un’amica a cui raccontare sogni e speranze.

Insieme alla mia bicicletta abbiamo incominciato ad organizzare viaggi sempre più lunghi e tragicomici perché bisognava attrezzarsi con tutto il necessario per il campeggio ed ogni eventuale problema.

Dopo aver girato tutta la Sardegna sono sbarcato sul continente girando l’Italia sempre con uno spirito scanzonato di chi vedeva nella bicicletta un modo per evadere dai problemi quotidiani e vedere il mondo con occhi nuovi, più lenti e gentili.

Ormai la passione per la bicicletta non conosce confini e divoravo ogni video su Internet che parlasse della sua manutenzione e di come viaggiare sempre più lontano con lei.

Un giorno mi consigliano un video di Jovanotti in bicicletta in Sud America e lì scatta qualcosa nella mia testa.

Lo stesso giorno prenoto un volo dall’Italia alla Patagonia.

Il viaggio in Patagonia è la terza cosa che mi ha cambiato la vita dopo la pandemia e la bicicletta.

Il viaggio in sé è stato bellissimo nei suoi paesaggi e nel suo clima inospitale e farlo in bicicletta è stata una bellissima pazzia.

Ho passato mesi a prepararmi al viaggio studiando ogni pezzo della mia attrezzatura e su come trasportare la mia bicicletta su più aerei fin dall’altra parte del mondo.

Ad un certo punto della mia lunga preparazione è come se avessi visto la luce.

Mi sono chiesto quale fosse il vero motivo del mio viaggio e ho capito che non era avere l’ultimo attrezzo per smontare il pacco pignoni oppure portare le migliori barrette energetiche ma dovevo guardare meglio dentro di me.

Ho sempre fatto volontariato nella mia vita, tra Amnesty International e il lavoro in parrocchia con i ragazzi disabili oppure con altri provenienti da situazioni di grande disagio sociale.

I miei viaggi in bicicletta dovevano portare gioia non solo a me ma anche agli altri.

La bicicletta è solo un mezzo il fine è portare un sorriso a chi in questo momento non ce l’ha.

Grazie al supporto di diverse Ambasciate Italiane riesco a raggiungere una piccola associazione per lo sviluppo inclusivo ad Ushuaia.

Passiamo settimane in video-conferenza a delineare un progetto che unisca il mio viaggio in bicicletta ad uno scopo benefico.

Alla fine scegliamo la costruzione di un campo giochi inclusivo di cui io con le mie donazioni riesco ad acquistare il primo gioco, un’ altalena basculante per ragazzi in carrozzina.

L’esperienza insieme alle persone dell’associazione per lo sviluppo inclusivo di Ushuaia dà un vero senso al mio viaggio e ritorno dall’Argentina con già in mente il prossimo viaggio.

Questa volta non si tratta di poche settimane da di diversi mesi, dalla Sardegna voglio raggiungere Gerusalemme, voglio andare dalla Terra Sarda alla Terra Santa.

Il viaggio si chiama “Ciubekka in Croce” perché io, il Ciubekka (un soprannome che me lo porto dietro dai tempi in cui giocavo a Pallamano) si infila sempre in qualche guaio e quindi finirà messo in croce!

Anche questa volta il viaggio deve avere uno scopo benefico e quindi mi attivo nel contattare associazioni che svolgono attività di volontariato in Medio Oriente.

Ne raggiungo due facendo tante telefonate e chilometri con la mia bicicletta che mi porta a Marzabotto (BO) dai Monaci Dossettiani e a Torino all’Arsenale della Pace (Sermig). Entrambi hanno una presenza da anni in Giordania dove aiutano soprattutto i poveri e le persone con disabilità sia fisiche che mentali.

L’ultimo tassello del prossimo progetto benefico mi porta con la mia bicicletta fino a Valdagno in Provincia di Vicenza dove incredibilmente la società di Rosario in Argentina, che mi ha venduto il gioco inclusivo per l’associazione di Ushuaia, inizia una collaborazione con la società Pozza e quindi proveremo a far arrivare un altro campo giochi a chi ne ha bisogno, in Giordania appunto.

A questo punto non mi resta che partire, il 31 di Maggio alle ore 20 ho il traghetto che da Cagliari mi porterà a Civitavecchia.

Il resto del viaggio che mi porterà in Terra Santa lo scoprirò solo pedalando.



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